“Displacement”, la performance dell’artista Andreco

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*Foto di Lapini&Panzetti

Si intitola “Displacement” la performance collettiva che l’artista Andreco ha ideato per WeWorld, nell’ambito della XIV° edizione del Terra di Tutti Film Festival. Un evento, svolto in piazza Maggiore in collaborazione con il Comune di Bologna, svolto con l’obiettivo di analizzare le conseguenze dei cambiamenti climatici. In particolare ci si è concentrati sui processi di desertificazione, innalzamento del livello del mare, eventi metereologici estremi e relativo “Displacement”, ovvero riposizionamento di intere popolazioni. Un modo, insomma, per accendere i riflettori su cambiamenti climatici e migrazioni. Attraverso una ricerca che unisce scienza, ricerca artistica e attivismo, Andreco indaga i rapporti tra l’uomo e l’ambiente circostante, tra lo spazio urbano e il paesaggio naturale, realizzando progetti che spaziano dalle installazioni alle azioni di mobilitazione, per sensibilizzare il pubblico sulla giustizia climatica.

Il video

 

Le parole dell’artista

“Sento l’urgenza di parlare di crisi ambientale e climatica ed in particolare delle tematiche legate all’acqua: siccità, desertificazione, allagamenti, eventi estremi, innalzamento del livello del mare e relativo “Displacement”. La performance è quindi anche una riflessione su “climate migration” sulle persone costrette a migrare a causa dei cambiamenti climatici che rendono invivibili intere aree geografiche.  La relazione tra gli esseri umani e l’acqua sarà al centro della coreografia. La performance oltre a considerare le conseguenze della crisi climatica ed ambientale esprime la necessità di una reazione. L’opera collettiva vuole indicare un futuro desiderabile, conquistato attraverso il cambiamento radicale del sistema produttivo, l’attuazione di buone pratiche ambientali e ad un rapporto simbiotico e mutualistico tra tutte le specie viventi sulla terra” ha dichiarato Andreco.

Le parole di WeWorld

“Come ha sottolineato Andreco nella sua performance, dobbiamo porre l’attenzione sull’importanza dell’acqua, dell’accesso alle risorse, che diventa sempre più difficile a causa di eventi estremi ma non solo. Anche fattori che insorgono lentamente come desertificazione ed erosione dei suoli, colpiscono le comunità più vulnerabili. Le MAPA – most affected people and areas – come sono state definite dai movimenti giovanili ambientali, con cui noi lavoriamo tutti i giorni, sono le comunità meno responsabili dei cambiamenti climatici ma quelle che più ne risentono le conseguenze e con minori risorse per far fronte alle necessità di adattamento e mitigazione del rischio”, conclude Stefano Piziali, Responsabile Dipartimento Programmi Italia di WeWorld.

Cosa vogliamo?

I cambiamenti climatici peggiorano la nostra vita, in alcuni paesi la rendono impossibile e costringono le persone a migrare.  È il tempo del coraggio! Chiediamo alle istituzioni di essere radicali contro l’emergenza climatica: verso una conversione ecologica e umana, per i nostri diritti.

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