Guatemala, Cambogia, Senegal ed Etiopia: la classifica dei paesi più colpiti dai cambiamenti climatici

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Circa il 20% della popolazione del Guatemala è stata colpita da disastri naturali e tecnologici. Questo il dato emerso dal WeWorld Index 2020, il rapporto annuale condotto da WeWorld che misura il livello di inclusione di donne e bambini in 172 Paesi nel mondo attraverso 34 indicatori raggruppati in 17 dimensioni che si riferiscono a quattro ambiti di vita: salute, istruzione, economia e società, contesto culturale ed ambientale.

É proprio guardando questi ultimi che si riesce a fotografare l’impatto dei cambiamenti climatici sulle popolazioni dei 4 paesi oggetto di studio del progetto #ClimateOfChange, finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del Programma DEAR e nato per stimolare i giovani europei a comprendere le complesse relazioni tra cambiamenti climatici e migrazioni per creare un movimento di persone informate, pronte a cambiare stile di vita e a richiedere nuove politiche di sviluppo.

Guardando i dati del WeWorld Index si può dunque stilare una classifica dei paesi più colpiti dai cambiamenti climatici. Su scala internazionale il Guatemala occupa la 164esima posizione, la Cambogia la 128esima, l’Etiopia la 92esima mentre il Senegal è al 62esimo posto. Anche in Italia negli ultimi anni si sono registrati diversi disastri naturali ed è un paese a rischio su questo fronte, eppure nel panorama mondiale occupa il 46esimo posto poiché la penisola sembra reagire meglio di altri paesi che soffrono maggiormente di cambiamenti climatici o non hanno infrastrutture per fa fronte ai disastri. Il primo paese in classifica è la Mauritania con il 97% delle persone colpite da disastri naturali: quasi tutta la popolazione.

La sesta edizione di WeWorld Index fotografa anche il mondo ai tempi del Covid-19 con l’aggiunta di 3 nuovi indicatori che misurano l’impatto del covid su salute, educazione ed economia. Emerge che 2 Paesi su 3 non garantiscono una vita dignitosa alle fasce più vulnerabili: più violenza, minor accesso a istruzione e cure mediche e mancanza di un ambiente sano in cui crescere sono le caratteristiche dei paesi più a rischio. Nel 2020 sono aumentati del 5% i paesi con un livello di inclusione non sufficiente, questo significa che se il ritmo resta costante entro il 2030 si avranno altri 26 paesi sotto la media/non in grado di assicurare sufficienti livelli inclusione per donne e bambini.

“Considerando nella classifica del 2020 gli indicatori relativi al Covid-19 si rileva un generale peggioramento dell’inclusione di donne e bambini. È probabile che a lungo termine l’impatto della pandemia sarà più forte nei Paesi in fondo alla classifica: economie a basso reddito, dove gli effetti del Covid-19, anche a fronte di un minor numero di contagi, rischiano di essere amplificati a causa delle condizioni già instabili per l’inclusione di donne e bambini”. Dichiara Marco Chiesara, Presidente WeWorld: “Questi Paesi, che non dispongono delle risorse necessarie per far fronte adeguatamente agli effetti della pandemia, rischiano di rimanere ancora più indietro. Inoltre, molti di questi si trovano in aree geografiche colpite da altre crisi: cambiamenti climatici e disastri naturali, condizioni croniche di povertà, conflitti armati, governi autoritari e non democratici e, nei casi più estremi, forme di schiavitù moderna”.

Per leggere il rapporto completo clicca qui.

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