Nuove regole UE sulla responsabilità sociale d’impresa. Un importante passo avanti, ma non basta. Il commento di WeWorld.

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Nuove regole UE sulla responsabilità sociale d’impresa. Un importante passo avanti, ma non basta.

Il commento di WeWorld

 

Attesa da tempo, il 23 febbraio 2022 la Commissione Europea ha presentato la proposta di Direttiva sulla dovuta diligenza per le imprese in materia di diritti umani e ambiente (in inglese, cd. due diligence). Lo scopo è quello di imporre alle imprese obblighi di verifica e prevenzione degli impatti negativi derivanti dalle loro attività su lavoratori, consumatori, comunità vulnerabili ed ecosistemi.

Come WeWorld con #ClimateOfChange, assieme alle campagne Impresa2030! Diamoci una regolata, #OurFoodOurFuture e le azioni di Alianza de Oro e Difensores Humanos in America Latina, continuiamo a fare la nostra parte affinché nella negoziazione tra Commissione, Parlamento e Consiglio appena iniziata si arrivi all’adozione di una Direttiva che davvero segni una svolta significativa verso un mondo che metta al primo posto le persone e l’ambiente, in linea con i 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – Sustainable Development Goals #SDGs, dell’Agenda2030.

 

“Da oltre 20 anni si parla di responsabilità sociale d’impresa, ma nonostante le buone intenzioni, poche realità vi hanno davvero aderito” – commenta Margherita Romanelli, Advocacy Officer del progetto #ClimateOfChange e coordinatrice area Advocacy e programmi UE di WeWorld.

“Oggi finalmente, con la bozza di una legge europea che vincola le imprese a prevenire e mitigare le violazioni dei diritti umani e dell’ambiente in tutte le sue attività produttive e relazioni commerciali, qualcosa può cambiare. È una legge anticipata da alcune norme nazionali come quella francese e tedesca, ma che pone regole uniformi alle aziende che hanno sedi o semplicemente commercializzano in Europa. Ci chiediamo però: quanto sarà efficace la legge? Consentirà davvero alle persone e alle comunità vittime di abusi di ottenere un giusto risarcimento e dunque sarà davvero deterrente per i comportamenti scorretti delle imprese?”

 

“Il nostro primo pensiero va alle attuali e potenziali vittime. Dai lavoratori cambogiani schiavi sui pescherecci nel sud est asiatico per il pesce commercializzato negli anni anche nei nostri supermercati, alle comunità latino americane la cui salute e territorio sono colpiti dall’estrattivismo minerario e petrolifero, spesso causa di disastri ambientali e sociali come il recente caso dello sversamento in mare di greggio della compagnia spagnola Repsol in Perù. Ma pensiamo anche alle braccianti indiane sfruttate in agricoltura a casa nostra, come evidenziato in una nostra recente ricerca nell’Agropontino.”

Prosegue riguardo alle agevolazioni per l’accesso alla giustizia da parte delle vittime, assenti nella proposta: “Senza le denunce di chi subisce i comportamenti negativi la direttiva non avrà capacità di incidere. Le vittime sono proprio le persone e le comunità più vulnerabili, per questo i loro diritti non vengono rispettati e per questo denunciare è molto difficile. Si aggiungono inoltre le minacce e violenze che spesso subiscono i difensori dei diritti umani e ambientali. Su questo punto la direttiva può e deve essere migliorata!

Infine, sul fatto che la proposta di legge ponga il focus sulle grandi imprese: “Se la norma esclude le piccole e medie imprese che rappresentano il 99% delle aziende in Europa, che effetto avrà? Se si vuole arrivare ad un’applicazione graduale della direttiva bisogna includere da subito almeno tutte le medie imprese, quelle che hanno dai 50 ai 250 occupati e più di 10 milioni di fatturato annuo. Sono imprese che hanno imparato a commercializzare con l’estero, a delocalizzare, a stringere relazioni complesse e a scegliersi partner produttivi e commerciali. Potranno certamente rispettare anche le regole per garantire una vita dignitosa per le persone e la natura, selezionando pratiche e fornitori all’altezza di questi principi”.

 

Noi di WeWorld ci impegniamo quindi a fare la nostra parte, affinché la negoziazione europea rafforzi il testo e colmi le mancanze evidenti, portando a una direttiva ambiziosa e significativa che tuteli efficacemente le comunità più fragili e salvaguardi la natura.

 

 

Foto tratta dalla campagna Impresa2030: Diamoci una regolata!

 

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